5 Piazze per Catania: Piazza Michelangelo

Catania, Italia, 2005

architetti: Davide Accurso, Giovanni R. Brandolino, Luana Carastro, Ilario Tassone, Daniele Tirotta

 

 

Piazzale Michelangelo è tutto ciò ed altro ancora allusione a velocità con macchine futuristiche. E' ciò che si vuole raccontare in senso astratto, disegnando paradossalmente e metafisicamente, il limite dinamico di uno stadio urbano fortemente frequentato.

L'ispirazione alla spirale archimedea regola possibili moti angolari fino a saturare un vuoto urbano scomposto nella sua proiezione.

E', in effetti, una piazza che scala sé stessa, con un andamento che riproduce ed evolve una spirale che nel sollevarsi stacca l’ombra da terra.

E' una matrice di ispirazione matematica che regolarizza i suoi piani sulla frequenza di un sito ed é un percorso a spirale o di una piazza elevata a mirare lo sguardo verso il cratere dell'Etna.

La piazza tende a comunicare il senso di un passaggio, sottolineando, trame e codici di un’intorno.

Con una traccia sulla pavimentazione fatta di diciotto righe parallele secondo la traccia di un porticato di numerose campate, trasferisce da parte a parte una pavimentazione di modularità lineare che risale sul muro di bordo.

Proietta altimetrie pari al porticato su un luogo distante, attraversa l’intera piazza e le vie trasversali.

"Riga 18", un disegno che non segue altimetrie di quota e rampe di risalita.

La riga 18 e la ripartizione seriale di una texture di superficie che amalgama i piani di calpestio e di percorrenza. Uno spazio ampliato che contrae l’insieme. Cannocchiali di luce coperti dalla messa a dimore di piante per creare frammenti d’ombra, ornati di sedili continui intorno al verde per soste di riposo. Un piano costante, su pilastri, copre la superficie come una casa d’ombre. Il piano inclinato trasferisce su rampe una piazza di attese, una lieve andatura, permette di seguire le frequentazioni di sosta. I moduli minimi e le flessibilità consentite, conferiscono un’indipendenza assoluta di organizzazione. E' come un "placet" di "marketing" adattabile ad un uso minimo. Un percorso leggero fatto di postazioni di rete, come display virtuali su un percorso digitale. E’ un camminare sul lettering della multimedialità e il percorrere itinerari d’impronta digitale sulle sovrimpressioni di bits e polveri informali. Il terminal di salita punta sulla direzione dell’Etna, come unica visuale dello sguardo, fornendo un salto nel vuoto, rinvenendo camini di fuoco e insieme sciami di termini comunicazione. Entrambi sono un travaso di dati a fini evocativi di un immaginario collettivo. L’insieme si lega a ciò che relaziona i settori laterali, annessi ai portici, restituendo una centralità concreta ad un’area che ricompone un’assenza presenza di una definizione formale. Continuità di relazione tra spazio fisico ed informale tra una zattera urbana e una promenade multimediale sono gli estremi di congiunzione tra percorsi diversi. La zattera urbana, corrispondente al primo livello, è un luogo d’incontro semicoperto da una piazza che definisce distanze orizzontali tra due zone commerciali e relazionali e due assi carrabili legati ad una viabilità aperta, comunicazione veloce d’aria e di luce tra moto di veicoli. La promenade multimediale è, anch'essa, illuminata direttamente ed indirettamente, per stabilire la massima comunicazione mediatica sull'ora dei vespri. La piazza alterna suoni e colori in un luogo pensato nella visione continua del tempo. Un luogo che diviene, tra l’"hunc" e l’infinito, un sito plasmato per osservare le stelle e contemplare la luna, anche con la mediazione di un digitale allusivo. Un estremo punta nella direzione di un vuoto rivolto verso la cornice di bordo connessa all'immagine del vulcano che s’identifica nel vuoto della spirale. Una spirale continua nella cornice di un vuoto, similitudine ed analogie, tra bordo di un tondo ed il margine di un quadrato, paesaggio urbano e territorio sono l’apice di un vuoto, mentre sull'esterno disegna la "riga 18".

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